Scrivo racconti da anni. Ogni racconto è un piccolo mondo. Ogni mondo ha almeno un personaggio, alcune volte persino dieci, perché ci sono storie che hanno bisogno di uno sguardo solo, altre di quello di una folla.
Il protagonista di una storia, di solito, si presenta a me già con un corredo di caratteristiche fisiche e con un nome. Anzi, la prima cosa con cui si presenta è proprio il nome. Non ci rifletto su: arriva già “battezzato”.
Per i personaggi secondari, di solito, ci vuole più tempo ma per i protagonisti no: quelli hanno già un nome appiccicato, datogli dal destino o, più probabilmente, dal mio inconscio.
Negli anni alcuni nomi si sono presentati più frequentemente di altri. All’inizio non ci facevo caso ma poi più il tempo passava, più i protagonisti si accumulavano, più le coincidenze non potevano essere ignorate.
Il mio mondo fantastico pullula di Lucia e Luca.
Perché? Non ne ho la più pallida idea. Forse perché Lucia mi sembra un nome così pulito, dal fascino vintage. E Luca fa così anni ’80 e io in quelli anni ci sono cresciuta. Quale sia il motivo vero non lo so e non so neanche se ce ne sia uno.
In realtà, non ci ho fatto caso da molto, soprattutto la preponderanza dei Luca, fino a poche settimane fa, mi era completamente sfuggita. Poi, però, mi sono messa al lavoro su una raccolta di miei racconti, che vorrei fare uscire a fine anno. Li ho selezionati e poi ho iniziato a cercare di dare loro un ordine che avesse un senso ed è così che, riletti uno dietro l’altro, tutti i Luca sono spuntati fuori. Anche abbastanza molesti. Di età diverse, caratteri diversi ma tutti riconoscibili da quelle quattro semplici lettere.
Ora, se voi nella vita non scrivete, per lavoro o per diletto, probabilmente considerate questo un problema poco rilevante. Anzi no, decisamente un non problema.
Ma se invece scrivete, o almeno siete avidi lettori, capite che in una raccolta di racconti una serie di personaggi che portano lo stesso nome può provocare inutile confusione, oltre che rendere evidente una preoccupante mancanza di fantasia da parte dell’autrice.
Come ne uscirò? Non lo so.
Le alternative sono due: o cambio i nomi o faccio un certosino lavoro di riordino delle storie in modo che gli omonimi stiano più lontani possibili l’uno dall’altro.
Io devo ancora decidere. Voi, intanto, se avete qualche soluzione alternativa da suggerire non siate timidi e parlate!
Grazie.