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Le uscite di Ottobre: Areno Inoue e Laura Imai Messina

Se c’è una cosa che non manca, sono i libri in uscita. In Italia, e un po’ in tutto il mondo, si pubblica tanto, anzi tantissimo. L’ho fatto persino io.

Ogni giorno le librerie e i siti si riempiono di nuove proposte, davvero troppa roba per non fare confusione. E allora che si fa? Si legge il mio blog e la mia straselezionata micro lista dei libri in uscita o appena usciti.

Ho scelto solo due titoli, uniti da due caratteristiche: sono scritti da donne e sono ambientati in Giappone.

Iniziamo con Le tre signore del chiosco di Tokyo, di Areno Inoue, edito da Garzanti.
Il libro è uscito in Italia la settimana scorsa, dopo aver registrato un grandissimo successo anche in Francia, oltre che in Giappone.

Nel quartiere di Shibuya, schiere di lavoratori attraversano il crocevia di due delle più grandi strade di Tokyo, a testa bassa e passo svelto. Ma giunti a un certo angolino tutti rallentano, attirati dal profumo inebriante di noodles freschi e riso saltato. Lì c’è il chiosco gestito da tre signore, Kōko, Matsuko e Ikuko. Servono i loro piatti con tanto amore, perché sono convinte che la giusta ricetta possa aiutare i clienti che stanno cercando qualcosa di più di un pasto caldo. Sostengono che la combinazione esatta di ingredienti e la cottura precisa siano capaci di riconnettere le persone al proprio passato e dare loro una chiave per svoltare in meglio il presente. Quella delle tre cuoche è una vera missione, forse perché anche loro portano con sé una grande tristezza. L’arrivo di Susumu, il giovane corriere dallo sguardo gentile, cambia però tutto. Finalmente anche per Kōko, Matsuko e Ikuko giunge il momento di gustare i sapori che possono allentare il nodo dei rimpianti e alleggerire il peso dei ricordi. Non c’è nulla di più confortante, infatti, di una pietanza che scalda la pancia e riporta il cuore a un momento felice.

Trama presente sul sito ufficiale di Garzanti.

Gli ingredienti di questa opera sembrano i più classici della letteratura giapponese contemporanea: cibo e un locale dove si alternano storie e avventori.
Io mi sono avvicinata alla letteratura del sol levante solo negli ultimi anni, mossa dalla curiosità, conquistata dal suo ritmo lento e dai suoi personaggi che, come se fossero tratteggiati con un kengō, risultano spesso fragili ed eleganti. Lettura, calligrafia e pittura giapponese sembrano quasi avere uno spirito originario affine. Interessante.

Sta per uscire anche Tutti gli indirizzi perduti di Laura Imai Messina, edito da Einaudi.
La scrittrice italiana, residente in Giappone, ha riscosso molto successo con la sua opera precedente, Le vite nascoste dei colori, e ora torna nuovamente sugli scaffali con una nuova opera.

Laura Imai MessinaRisa sbarca ad Awashima in un mattino freddo di primavera, con sé ha una sacca misteriosa gonfia di buste. L’isola è bellissima, piena di luce, ma si sta spopolando: le scuole chiudono e gli abitanti invecchiano. Eppure proprio lì c’è un minuscolo ufficio postale davvero unico. Raccoglie tutta la corrispondenza che, da ogni parte del Giappone e del mondo, viene imbucata ma non è possibile recapitare al destinatario. (…). Risa si è offerta di catalogare le tantissime lettere arrivate in dieci anni all’Ufficio postale alla deriva. Chi scrive al marito che non c’è più, chi al proprio cuscino, chi chiede perdono a una lucertola a cui da bambino ha rubato la coda, chi si rivolge alla vecchia vicina di casa che gli leggeva libri quando era piccolo, chi manda cartoline alla madre che diventerà, augurandosi di saper trasmettere l’allegria. Un lavoro enorme, quello che si è presa in carico Risa, come setacciare l’oceano, ma lei lo fa per ragioni di cuore…

Trama presente sul sito ufficiale di Einaudi.

Il libro precedente di Imai Messina non mi aveva convinta a pieno, mi era parso un po’ artificioso, un’imitazione dello stile nipponico che l’autrice certamente conosce ma che, forse, non possiede, non controlla, non maneggia nel modo giusto. La trama di quest’ultimo libro, però, devo dire che m’incuriosisce moltissimo. Sono stata una bambina degli anni ’80, ho ancora ben chiaro il fascino di una lettera scritta a mano, dell’ansia dell’attesa e della cura nella sua stesura. Ammetto di avere un debole per le storie in cui le lettere sono un elemento importante, ancora di più quando queste lettere, come in questo caso, risultano speciali e magiche.

Buona lettura.

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